31 dicembre 2006

Un po' di lavoro casalingo

Tra Natale e Capodanno l'ufficio era semivuoto (per non dire deserto) e io mi sono concessa il lusso di lavorare da casa e darmi ai piaceri della cucina. Non quelli di mangiare, ma di preparare. Vista l'assenza di ingredienti base e l'abbondanza di zenzero ho preparato due delizie che richiedono tempo e pazienza ma ripagano ampiamente tanto sono buone: zenzero in agrodolce (a sx nella foto) e marmellata di zucca gialla, zenzero e noce moscata (a dx).

30 dicembre 2006

Natale 2006 a Pohnpei

Natale 2006 a Pohnpei e' stato un giorno da manuale, uno di quelli in cui niente va storto e a fine giornata ti siedi sul divano esausta ma completamente soddisfatta. La giornata inizia con l'apertura dei regali. Sebastian e' in estasi, e quando vede i pacchi sotto il mini-albero si lancia in un felicissimo "Happy Birthday!" Tra lui e Matt c'e' la gara a chi ne apre di piu' , anche se il mio regalo vero -- biglietti per entrambi per venire con me a Palau in gennaio -- manca da sotto l'albero per inconvenienti logistici dell'ultimo minuto (il che significa che ci andremo per una breve vacanza a marzo o aprile). Il regalo per me invece dimostra quanto sono stata brava l'anno scorso: una collana di perle della Micronesia, frutto del duro lavoro dei miei colleghi biologi e delle comunita' dello sperdutissimo atollo di Kapingamarangi.
Dopo i regali inizia il duro lavoro in vista dell'arrivo degli ospiti. Portiamo fuori tavoli, sedie e divani ricreando sotto il portico sala da pranzo e salotto. Attacchiamo le luci, tagliamo enormi foglie di taro e di palma per decorare, portiamo fuori stereo e casse, prepariamo il bar. Gli amici arrivano verso le 11:30, armati di piatti pieni di cibo buonissimo (considerato che gli scaffali dei supermercati sono vuoti e non ci sono, tra l'altro, ne' uova ne' cipolle sull'isola e la nave non arrivera' per un'altra settimana). Spuntano introvabili e costosissimi pezzi di brie, salmone affumicato, olive marinate, e insalata. E' un gruppo eterogeneo e ben collaudato di persone da varie parti del mondo, la conversazione e' divertente e non conosce sosta, accompagnata da un sottofondo di musiche di natale. Andiamo dal 'salotto' alla 'sala da pranzo' al 'salotto' finche' non diventa buio. E quando alla fine tutti se ne vanno, Sebastian inizia a ballare sotto le luci colorate. Balla come un adulto al ritmo perfetto di vecchie canzoni rock e non si ferma finche' tutto e' stato portato dentro. Le sue ultime parole prima di crollare addormentato sono "Mamma, ancora musica". E Matt da buon 'party animal' sprizza orgoglio paterno da tutti i pori.

26 dicembre 2006

Recita di Natale all'asilo

Tutti sul pavimento, in tipico stile micronesiano

Ebbene si, e' arrivato anche per Sebastian il momento di uscire dal privilegiato nido mamma-papa'-tata e andare all'asilo. Comincera' il 3 gennaio, ma la direttrice ci ha invitato alla recita di Natale, tanto per far vedere al piccolo i suoi futuri compagni di giochi.
Peccato che a Sebastian i bimbi non siano interessati per niente e abbia passato l'intera ora a cercare di sgattaiolarmi tra le gambe e raggiungere i giochi nell'angolo (nel frattempo informando soddisfatto i presenti a voce alta che lui aveva fatto pipi').



I pastori. La disorganizzazione del gruppo e' stata compensata dal buonumore.

Altra tradizione micronesiana: per feste locali e di stampo religioso le donne si fanno fare i vestiti tutti uguali (da notare le tre maestre in abiti verdi alle spalle).

23 dicembre 2006

20 dicembre 2006

Dagli Stati Uniti alla Micronesia

Dopo otto giorni in Florida abbiamo salutato i nonni di Matt e il resto della famiglia e ci siamo imbarcati per la California. Tappa breve -- solo due notti -- per spezzare il lungo viaggio di ritorno in Micronesia. Da Los Angeles l'adorato "plano" di Sebastian ci ha portato ad Honolulu e da qui con svariate tappe (gli atolli di Majuro e Kwajelien e l'isola di Kosrae) siamo finalmente arrivati a Pohnpei.
O, per meglio dire, Sebastian e Matt sono arrivati. Io li ho accompagnati giu' dall'aereo e poi ho dovuto risalire e continuare il viaggio verso Palau (la linea in verde nella mappa), per il meeting piu' importante dell'anno. In pratica ho aggiunto 8 ore di volo e tre tappe... Inutile dire che sono arrivata a dir poco stremata. Per fortuna che io e altri 6 colleghi ci siamo rifiutati di stare nel mega-albergo che ospitava tutte le delegazioni e abbiamo optato per il piccolo alberghetto dove stiamo sempre, tutti conoscono i nostri nomi e ci trattano come se fossimo di famiglia. Un paio di massaggi mi hanno rimesso in sesto, pronta ad affrontare una settimana di lavoro senza sosta.

19 dicembre 2006

Dall'Italia agli Stati Uniti

Dopo ben piu' di un mese in Italia, il 18 novembre io e Sebastian ci siamo imbarcati per gli Stati Uniti. Il programma c'era una breve sosta vicino New York per trovare la Mariah -- la sorella di Matt -- suo marito Frank e i piccoli Luke, Eli e Benj. Da li, tutti insieme (noi, loro e la tata) siamo partiti con una valanga di valigie alla volta della Florida per la riunione di famiglia e la festa del Ringraziamento.

Seconda e terza tappa del giro intorno al mondo.

La nuova casa della sorella e del cognato di Matt, a mezz'ora da NY, costata una cifra con piu' zeri di quanti io ne abbia mai visti... La staccionata bianca e' solo decorativa, il giardino si estende per svariati ettari, c'e' persino un campo da baseball (il cognato e' un ex giocatore professionista). I bimbi stanno infatti camminando verso il cancello d'entrata.

Il retro.

Con i cuginetti Luke ed Eliana (gemelli, 5 anni) e Benjamin (4 anni).

Lo scivolo e' uno spasso, peccato che Seb non sappia mettere giu' i piedi alla fine e finisca sempre con il sedere nell'erba infangata.

Con Benjamin e l'immancabile treno

Con Luke and Benjamin all'aeroporto in partenza per la Florida

13 dicembre 2006

Festeggiando i 70 anni di matrimonio dei bisnonni

La ragione principale del viaggio negli Stati Uniti e' stata quella di partecipare alla riunione di famiglia per festeggiare i 70 anni di matrimonio dei nonni materni di Matt. Steve and Gertrude "Sis" Lange si sono sposati il 21 novembre 1936!!! Tutti i discendenti (3 figli, tra cui la mamma di Matt), 7 nipoti (tra cui Matt) e 17 bisnipoti (tra cui Sebastian) e i rispettivi mogli/mariti hanno passato una settimana a Sarasot, in Florida, per i festeggiamenti. Steve e Sis hanno rispettivamente 95 e 93 anni, vivono in una splendida e lussuosissima casa di riposo, all'interno della quale possiedo ben due appartamenti uniti a formarne uno. Si tratta di una famiglia a dir poco formale per gli standard italiani -- o per lo meno per i miei. Ben poca spontaneita', tutto programmato (dalle cene dei nipoti con i nonni con cravatta obbligatoria, alle visite dei piu' piccoli al museo e ai vari parchi) ma divertente lo stesso. Ci sono state serate fuori per gli adulti (intesi piu' adulti di noi), per noi (con tutti gli 'adulti' a fare da baby sitter) e anche il compleanno di Sebastian per i piu' piccoli. Ah, e non dimentichiamo l'interminabile cena del Ringraziamento (Thanksgiving).
E per quelli di voi a cui piacciono le piccole curiosita', Sarasota e' una elengante cittadina sul golfo del Messico resa famosa dal fatto che era qui che Bush si trovava la mattina dell'11 settembre 2001 (chi se la ricorda la scena di lui che leggeva ai bambini quando gli e' stata data la notizia?). L'ultimo giorno siamo andati a mangiare al tennis club dove lui alloggiava quei giorni (ci siamo andati per il fantastico buffet, mica perche' ci alloggiava Bush).

La spiaggia davanti all'albergo a Sarasota con una coppia di sposi che fanno foto

Pronto a distruggere l'opera di mamma (su suggerimento di papa')

Cercando di nutrire sazissimi fenicotteri, anatre e piccioni al parco tropicale (con sua cugina Carolyne)

Con Benj al parco

Al museo della scienza con tutta la famiglia

Specchio 1

Specchio 2

L'incredibile eccitazione di giocare nel treno di legno del giardino botanico con tutti i cuginetti!

Cena del ringraziamento al ristorante con splendida vista della baia

Brindando con papa' "Cheers!"

Con parenti e amici in attesa dell'arrivo dei bisnonni

Nel giardino del ristorante

Viaggio in Italia

Il viaggio verso l'Italia e' stato a dir poco infinito: 4 voli e 36 ore dalla porta di casa a Pohnpei alla casa dei miei a Jesolo. Chi osa lamentarsi per un paio di ore di viaggio con un bimbo pensi a me e si consoli. Sebastian e' stato bravissimo tutto considerato. Ho scoperto che la sua passione per gli aeroplani non si limita a quelli di pochi centimetri. I primi due voli (Pohnpei-Guam e Guam-Tokio) li ha passati in uno stato di stupore ("Mamma, plano!!!), seduto tranquillo a guardare fuori dal finestrino l'ala dell'aereo. Considerato che l'ho dovuto svegliare alle 23 per prendere il volo dell'1.15 di notte e lui non ne ha voluto di rimettersi a dormire, direi che il pupo mostra segni preoccupanti di essere troppo simile allo zio Gianni (per il quale qualunque cosa voli ha un fascino insuperabile). L'interminabile volo Tokio-Parigi (13 ore) e' andato benino visto che abbiamo dormicchiato entrambi, ma una volta a Parigi eravamo entrambi sfiniti.
Una volta in Italia Sebastian ha mostrato strani sintomi da non-adattamento. Primo, ha subito uno shock culturale -- troppa gente, troppe case, troppi mobili, troppe macchine -- e si e' rifiutato di lasciare il mio fianco per piu' di una settimana, probabilmente terrorizzato che potessi scomparire e lasciarlo solo in questo luogo cosi' sconosciuto. Secondo, esattamente come a Pohnpei, ha continuato a parlare in italiano solo con me, mentre si rivolgeva a tutti gli altri in inglese. Questo lieve disturbo e' passato in una decina di giorni, dopodiche' e' diventato un vero e proprio chiacchierone in un misto di italiano e dialetto iesolano, godendosi le mille attenzioni di nonni, zii e cuginetti. Tra le attivita' preferite io avevo ipotizzato il parco e la spiaggia, ma nulla, assolutamente nulla ha catturato la sua attenzione come le ruspe al lavoro oltre la recizione del parco. Ecco cosi' che a nonna Ida e' stato assegnato l'incarico giornaliero della visita alle ruspe.
A quel punto e' stato facile lasciare Sebastian alle cure della famiglia e imbarcarsi in un viaggio di lavoro intorno all'Europa con colleghi dall'ufficio regionale di base in Australia. Viaggio decisamente faticoso, con spostamenti continui (siamo riusciti a fare tre paesi in un giorno andando da Roma a Bruxelles a Ginevra) ma estremamente proficuo. Al mio ritorno ho trovato il piccolo un po' ammaccato da una caduta dal letto e terrorizzato dall'idea di essere preso in braccio dato il dolore al costato. Quando la cosa sembrava in via di guarigione - fisica e psicologica, non si era mai fatto male prima - Sebastian e' caduto dalle scale. Come tutti sappiamo, farsi male dove gia' fa male non e' proprio piacevole e ancora oggi non passa giorno che lui non mi ricordi che "Sebastian male scala".
Ma tutto passa. Il 18 novembre poi siamo partiti per gli Stati Uniti, ma non prima di aver festeggiato il compleanno di Sebastian, anche se un po' in anticipo.

Passeggiando in pigiama per l'aeroporto di Guam...

27 novembre 2006

Le meraviglie del centro commerciale


Con la mia cuginetta Luana

A spasso con nonna Ida

All'amatissimo parco...
... e lungo la spiaggia

Mi pago il soggiorno lavorando in giardino


Si vede proprio che sono cresciuto "in mezzo ai camp" (anche se mio suo caso sono una foresta tropicale); non importa quanto freddo faccia, io devo stare fuori in giardino.

Al Golf Club

Mi alleno a portare in giro le mazze (che non ci sono...)

Festa di compleanno

Festa di compleanno un po' in anticipo (il 15 Novembre anziche' il 25), ma il mattino dopo ci aspetta l'aereo per gli Stati Uniti.

13 ottobre 2006

ITALIA, ARRIVIAMO!!!

Ebbene si, Sebastian ed io siamo in partenza per l'Italia. Ci attende un lungo viaggio, ma non vediamo l'ora di riabbracciare nonni, zii e cugini. Il mio capo ha accordato permesso per lavorare dal Bel Paese, quindi possiamo trascorrere ben 4 settimane in Europa + 2 negli Stati Uniti a fine novembre per celebrare i 70 anni di matrimonio dei nonni materni di Matt.

La linea rossa indica il percorso per tornare in Italia: 4 voli e 32 ore non-stop!

11 ottobre 2006

PAPUA NUOVA GUINEA

Il viaggio in Papua Nuova Guinea e' stato lungo ma ne e' valsa la pena. Quello e' un paese a dir poco straordinario. Vi si parlano 843 lingue diverse! Non dialetti, lingue. In Micronesia se ne parlano circa 15. Il 75% delle foreste sono ancora intatte e la natura e' assolutamente da togliere il fiato. "Expect the unexpected" e' quello che dicono tutti. Beh, nessuna sorpresa negativa per noi, anche se io avrei voluto farmi le 10 ore di cammino nella foresta di cui i miei capi parlano ogni volta che l'argomento Papua salta fuori.
Putroppo l'enorme isola di Papua e' divisa verticalmente in due da un confine arbitrario tracciato dai colonizzatori. La parte ad est si chiama Papua Nuova Guinea ed e' un paese indipendente (anche se fortemente sotto controllo militare australiano). La parte ad ovest si chiama West Papua ed e' parte dell'Indonesia. Dato che i due governi non si tollerano non ci sono comunicazioni ne' voli aerei. I miei poveri colleghi da West Papua hanno dovuto andare fino a Jacarta, capitale dell'Indonesia, poi in Australia, e poi in PNG.

Papua e' divisa in due

Giorno n.1

Arrivo in Papua e tre cose mi colpiscono: i colori, gli animali e la gente. La fisionomia dei locali non e' proprio da miss mondo e parecchie volte faccio fatica a capire se la persona che ho di fronte e' un uomo o una donna. Che differenza tra questi abitanti del Pacifico con i capelli ricci come gli africani e gli abitanti delle isole vicine come Pohnpei, con le donne dai lunghissimi capelli e l'andatura cosi' femminile.

La prima cosa che vedo all'aeroporto di Port Moresby (la capitale) e' un lungo muro dipinto con faccie di guerrieri locali. Questa misura circa due metri e mezzo.

Carini!!! Questi sono dei piccoli, lunghi circa 25 cm. Gli adulti generalmente stanno sulle cime degli alberi, sono enormi (piu' di 40 cm) e grossi grossi. La gente del posti li mangia naturalmente.

Giorno n. 2

Finalmente arrivo a destinazione. Madang e' una bella cittadina, spaziosissima e piena di alberi assoluatamente giganteschi. Dormiamo in un hotel in citta' in attesa che il resto del gruppo arrivi domani per poi spostarci un centinaio di km a nord nel mezzo del nulla. Nonostante la fama di essere un paese violento, questa zona e' veramente pacifica e la gente e' cordialissima.

L'aeroporto di Madang

Il nostro ufficio a Madang

Tutto mi aspettavo, ma non che questi fossero piccioni. I miei colleghi scienziati confermano. Certo Venezia sarebbe piu' carina con questi in Piazza San Marco -- a parte il fatto che sono grossi come tacchini.

Meglio non sostare sotto certe palme...

Noce di cocco di benvenuto all'albergo

Giorno n. 3

Terzo giorno di viaggi e primo di lavoro. L'albergo offre lo spettacolo di una bella spiaggia dalla sabbia nera nera. Quando chiedo come mai la mia collega punta silenziosamente il dito verso il mare. Alzo lo sguardo e mi ci vogliono trenta secondi buoni a realizzare che la montagna davanti a noi e' un vulcano. Attivo naturalmente.

La cima del vulcano (attivo) e' a tutt'oggi un'isola.

L'albergo e' l'ex sede del governo provinciale tedesco durante gli anni della colonizzazione, poi diventata piantagione di noci di cocco -- da qui il nome "Malolo Plantation". Malolo significa riposo. Le stanze sono semplicissime e il luogo non ha molti lussi, escluso quello di una bellissima spiaggia nera.

Giorno n. 4

Lavoro, lavoro, lavoro. Ma alla sera i danzatori del villaggio vicino vengono a trovarci e noi ne approfittiamo per darci alle danze con loro. Che dire, sembriamo degli orsi ma intanto si fanno ben piu' di quattro risate.

I colori sono veramente splendidi