18 luglio 2006

MA QUANTA ACQUA C'E' IN UNA NOCE DI COCCO?

Bere dalle noci di cocco e' pratica comune quaggiu'. Sono economiche, rinfrescanti e buonissime, soprattutto se dolci. Le dimensioni variano tuttavia. Talvolta le noci sono piccole e le si finisce subito. Talvolta invece continui a bere e a bere ma il cocco sembra sempre pieno. Qualche tempo fa avevo comperato uno quattro o cinque di questi 'cocchi senza fondo' e ho voluto vedere quanto liquido c'era all'interno. La caraffa non mente: quasi un litro e mezzo. Nessuna sorpresa che non riuscissi mai a finirne uno.

Quasi un litro e mezzo.

11 luglio 2006

L'INTERA POPOLAZIONE ITALIANA IN MICRONESIA FESTEGGIA LA VITTORIA DELL'ITALIA AI MONDIALI

Questo potrebbe essere il titolo di un articolo un po' ironico, dato che 'l'intera popolazione italiana' in questo paese -- che si' e' fatto di tanta acqua, ma e' anche grande quanto gli Stati Uniti -- siamo io e Sebastian. Purtroppo mi sa che battiamo anche un altro record: quello di essere gli unici due italiani al mondo che non hanno visto la partita. Non che non ci abbiamo provato. Ho cercato persino un biglietto aereo per Guam -- 4 ore di volo per avere accesso ad un canale che mostrasse gli azzurri. Niente da fare, aereo superpieno da settimane per una conferenza. E la connessione internet qui e' antidiluviana, di vedere la partita nel web nemmeno se ne parla.
Cosi' mi alzo alle 5 per cercare un sito web che dia una cronaca della partita, ma non trovo niente. Mi tocca affidarmi alla BBC e alla CNN. Anche se non mostrano le immagini hanno giornalisti ovunque che interrompono i programmi ogni dieci minuti per gli aggiornamenti. I minuti scendono a cinque durante i supplementari e quando si va ai rigori decidono di fare una diretta. Mi sembra di avere 12 anni di nuovo, quando ascoltavo alla radio le partite della Coppa dei Campioni che la tv non mostrava o seguivo 'Il calcio minuto per minuto' venendo giu' dalle montagne dopo le gare di sci.
La CNN segue i rigori mostrando in meta' dello schermo una piazza di Roma, nell'altro un assurdo bar francese. La vittoria dell'Italia nella mia mente non sara' mai un rigore, ma l'esplosione di gioia di una piazza nella meta' sinistra di uno schermo televisivo. Ed e' cosi' che l'intera popolazione italiana in Micronesia giubila saltando in giro per la stanza in questa luminosa mattina nel Pacifico. Avevo promesso a mio fratello di mandare a letto Sebastian con la maglietta dell'Italia e cosi' quando si sveglia e' gia' abbigliato per l'occasione. E' gia' lunedi' 10 luglio qui.
In ufficio mando un email collettivo a mezzo mondo -- compresi i miei serissimi capi al di la' dell'oceano e gente che non vedo da anni -- e ricevo in risposta una serie infinita di risposte. Tutti mi raccontano la loro partita, si chiedono che diavolo faccio in ufficio, si dicono superfelici (se sono italiani) o si dichiarano superinvidiosi (se sono dal resto del mondo), promettono di ubriacarsi a nome mio. Le mie colleghe australiane dichiarano aperto apprezzamento per il giocatore che ha festeggiato correndo in mutande. Il fratello di Matt mi racconta di una sua amica che era in Italia nel 1982 quando abbiamo vinto in Spagna. La sera della finale era su un autobus quando l'autista, che stava ascoltando la partita alla radio con l'auricolare, aveva cominciato ad urlare, fermato l'autobus, aperto le porte ed era sceso correndo e urlando. Non era piu' tornato e i passeggeri avevano dovuto andarsene a piedi perche' la citta' era impazzita e nulla funzionava. Ah l'Italia del calcio!
Grandi Azzurri e buoni festeggiamenti a tutti dalla rappresentanza italiana in Micronesia!!!!

La mia 'diretta' durante i rigori. A sinistra Roma a destra Parigi.

Sebastian ed io festeggiamo saltando sul divano.

Sebastian era felicissimo per la vittoria... se non altro perche' io saltavo in giro per la stanza come un'indiavolata con lui in braccio mentre lo coprivo di baci.

Festeggiamenti per tutti. Anche per Sebastian, a cui la mamma supereuforica promette tutti i biberon di latte che vuole per quel giorno!

La BBC trasmette in diretta i festeggiamenti

09 luglio 2006

KULO!

Kulo Susi!
Il saluto mi aveva lasciato assolutamente senza parole, se non altro perche' proveniva da un reverendo. Ero al ristorante del Kosrae Village Resort e Mr. Madison Nena era venuto a darmi il benvenuto. O almeno cosi' pensavo. Conosco Madison da quando sono arrivata. E' una persona squisita, timida e cortesissima, e l'ultima cosa che mi aspettavo e' che mi accogliesse con un'espressione del genere.
Per mezza giornata ho pensato che qualche italiano burlone gli avesse insegnato il saluto sbagliato. Ma poi ho sentito lo staff dell'albergo usare la stessa parola e... dopo una breve ricerca ho scoperto che questo in Kosrae e' l'equivalente di 'ciao' da noi.
Povero Madison, non ho avuto il coraggio di dirgli cosa significa in italiano!

06 luglio 2006

CRONACA DI UN VIAGGIO BREVE

Il piu' breve dei miei viaggi finora e' stato nella 'vicina' isola di Kosrae, circa 450 km ad est di Pohnpei. Qui sotto c'e' la cronaca di quei tre giorni.

3 LUGLIO

Non mi sorprendo che per la prima volta da quando sono qui ho avuto problemi a trovare un posto in aereo e sono stata in stand-by per parecchi giorni: l’aereo pullula di atleti di ritorno dai Micronesian Games che si sono appena svolti a Saipan. Decine scendono a Pohnpei ma moltissimi altri proseguono per Kosrae e le isole Marshalls. Tenendo conto che l’aereo in quella direzione c’è solo ogni due giorni è quasi un miracolo che alla fine sia riuscita a partire – anche se il miracolo ha richiesto un biglietto di prima classe, costato per fortuna solo un centinaio di dollari in più del previsto tanto il viaggio e’ breve.
All’aeroporto incontro Marstella Jack, Ministro di Giustizia e capo di Matt – per quanto lei ammetta che avendo Matt più esperienza di lei la gerarchia è più formale che reale, senza parlare del fatto che i due sono ottimi amici – in partenza per le Marshalls con la delegazione ufficiale del paese per il Summit dei Presidenti. E così mi ritrovo a pochi passi dal capo di stato, seduto dall’altra parte del corridoio. “Mr. President, have you met Matt’s wife?” chiede Marstella. Ho incontrato il Presidente parecchie volte me in situazioni ufficiali con decine e centinaia di altre persone presenti e ho sempre evitato che Matt lo disturbasse per presentarci. So che il Presidente ne ha le scatole piene di stringere mani. Invece lui si gira con espressione estatica e mi afferra la mano tra le sue (enormi) lanciandosi – lui così riservato e imponente – in una animata conversazione, incurante del flusso interminabile di passeggeri tra in nostri sedili (molti dei quali si inchinano al passaggio). Immagino che questo si cosa succede quando tuo marito è nelle grazie di un capo di stato.
Joseph Urusemal è un uomo cauto e tranquillo di grande statura etica. Una persona che si è ritrovata Presidente senza volerlo, eletto da un Congresso in stallo per lotte politiche tra i candidati principali, che ha affrontato in suo mandato senza squilli di tromba, rischiando però la sua intera carriera politica nella lotta alla corruzione nel governo federale. I successi sono stati alterni finchè Matt non è arrivato in Micronesia con il suo bagaglio di esperienze da procuratore federale contro i ben più pericolosi trafficanti di droga e i senatori hanno cominciato a finire in galera. Era quasi inevitabile che tra i due sfociasse un grande rispetto reciproco. Non è raro che quando siamo in giro per la città si senta un clacson suonare e l’SUV nero del Presidente passare, la mano in alto a salutare Matt.
Il volo per Kosrae è tranquillo, ma l’atterraggio è un vero e proprio tonfo che apre gli scompartimenti dei carrelli per il cibo e fa volare tutto fuori. Il commento divertito dello steward fa finire tutto in una risata e mentre raccolgo le mie cose il Presidente si alza per salutarmi e augurarmi un buon soggiorno a Kosrae. Lui e il resto dei passeggeri continuano sullo steso aereo per l’atollo di Kwajelein, poi Majuro, capitale delle Marshalls, per finire ad Honolulu alle 2:30 del mattino. Io gli auguro un ‘safe trip,’ frase fatta ma più che mai necessaria visto il modo in cui abbiamo toccato terra.
Kosrae mi accoglie con centinaia di voci unite in un bellissimo canto, il bentornato agli atleti cantato dalle famiglie e dagli amici venuti a prenderli all’aeroporto. Una nenia che continua imperterrita durante la fila all’immigrazione, l’attesa per i bagagli, la coda alla dogana, finchè finalmente gli atleti escono.
Anche se ho affittato una macchina i proprietari dell’albergo sapendo che era la mia prima visita sono venuti a prendermi all’aeroporto. L’”albergo” è un alloggio ecoturistico con sette bungalows a due passi dall’acqua, costruiti secondo le antiche tecniche del Pacifico con pali tenuti insieme da fibre di cocco e un tetto di foglie di palma intrecciate. Bellissimo. Zanzare a parte. Mi ruotano intorno come la famosa nuvola della famiglia Addams e a nulla valgono le innumerevoli spruzzate di insetticida. Alla rabbia poi si aggiunge lo stupore quando realizzo che nessuno degli altri ospiti sembra avere questo problema. Mangiano tranquilli in pantaloncini e maglietta mentre io mi copro come la moglie di un talebano e saltello come una cavalletta isterica. Alla fine mi arrendo e mi rifugio a lavorare al training del giorno dopo sotto la zanzariera del letto, un grande bozzolo bianco in cui mi sa che passerò parecchio tempo.

Kosrae dall'aereo. L'isola e' la prima di una certa grandezza ad ovest delle Hawaii (beh, 3000 e passa km...)

Le canoe tradizionali, chiamate "outrigger"

Uno dei sette bungalows dell'albergo.

La mia "camera".

5 LUGLIO

La mia festa dell’indipendenza del 4 luglio l’ho passata a parlare per ore di fronte ad un nutrito ed attento gruppo, membri di due Boards of Directors di organizzazioni nonprofit di Kosrae. Fortuna che posso recuperare il giorno di vacanza quando voglio. Mi sa che lo salvo per il prossimo viaggio in Italia.
Fatto il training non mi resta che ammazzare il tempo in attesa dell’aereo per Pohnpei che passa tra due giorni, quindi lavoro, leggo, visito uffici, incontro membri del governo e faccio un po’ la turista. L’isola è splendida, placida e semi-disabitata – solo 7mila persone e poche centinaia di turisti l’anno – con picchi verdissimi e una bellissima strada ma un traffico irrisorio.
Il cibo all’albergo è noto per essere il migliore dell’isola e devo ammettere che è assolutamente spettacolare, soprattutto considerando che la nave si ferma qui solo ogni 42 giorni. Contrariamente a Pohnpei, questo ha incentivato la creatività e il cibo è freschissimo, leggero e incredibilmente buono. Un vero sollievo.
Per lavorare mi rifugio nel mio bozzolo, anche se le zanzare sembrano darmi una semitregua: non più di tre punture alla volta. Intanto inizia a piovere e tutto diventa superumido. Ciliegina sulla torta scopro che l’Italia ha battuto la Germania. E io sto su un’isola semideserta sotto un tetto di palme senza l’ombra di una televisione nel raggio di chilometri. Dio solo sa perchè non ho programmato le vacanze in Italia in questa stagione...

Il ristorante dell'albergo costruito, come tutto il resto, usando le tecniche tradizionali.

L'unica strada di Kosrae si percorre in circa 45 minuti. E' bellissima, costeggiata da giardini semplici ma puliti ed ordinati, e questo e' praticamente tutto il traffico presente. La strada compie un largo semicerchio lungo la costa orientale, mentre la parte ovest e' raggiungibile solo via mare.

Crescere sfidando i venti e la forza di gravita'...

6 LUGLIO

Sull’aereo di ritorno a Pohnpei incontro una folla di conoscenti, tutti di ritorno dal Presidents Summit di Majuro. Ci sono alcuni miei colleghi di The Nature Conservancy dall’Australia, svariati rappresentanti di organizzazioni con cui lavoro e un numero non qualificabile di membri dei vari governi. Reincontro anche il Presidente e Marstella, i quali mi annunciano che c’è stata un’emergenza per un processo e Matt è in partenza per due settimane con lo stesso aereo con cui stiamo arrivando. Mi blocco in mezzo al corridoio dell’aereo con espressione sbalordita e l’unica cosa che riesco a dire è un ben poco diplomatico “No way!” Ma due riescono a trattenere le risate solo per qualche secondo... Ah ah, divertente... a quanto pare il fatto che tra marzo e aprile io e Matt ci siamo visti un giorno e mezzo in sei settimane – io arrivavo, lui partiva con lo stesso aereo e viceversa – è diventato una barzelletta. A quel tempo Marstella aveva persino detto a Matt che visto che era lei a mandarlo in giro a risolvere crisi varie dell’ultimo minuto io ero autorizzata ad andare nel suo ufficio ed insultarla, e devo dire che l’offerta mi aveva tentato... Nonostante l’amicizia, in fondo Marstella è pur sempre il ministro di un paese, e chi non ha mai voluto togliersi la soddisfazione di insultare un politico???